Blog

CARICO MENTALE FEMMINILE

Lo scorso 4 aprile, alla libreria Ubik, Annalisa Monfreda, giornalista e scrittrice, ha presentato il suo ultimo libro, dedicato al tema del carico mentale femminile, dal titolo Ho scritto questo libro invece di divorziare. Cronaca di liberazione dal carico mentale e altre conquiste“.

 

Il termine “carico mentale” entra per la prima volta in un dizionario nel 2020 con la seguente definizione: “Fardello psicologico che fa pesare (soprattutto sulle donne) la gestione di compiti domestici ed educativi, causando affaticamento fisico e soprattutto psicologico.” (Le petit Larousse illustré, Francia).

 

Il carico mentale è frutto di un flusso di pensieri, perlopiù ininterrotto, relativi alle cose da fare e alla loro conseguente organizzazione per far funzionare la vita familiare. È come avere un file sempre aperto che si consulta di continuo, infinite volte al giorno. Infatti, le dinamiche quotidiane richiedono un intenso sforzo mentale per pianificare, organizzare, anticipare e prendere decisioni, prima del concreto svolgimento di compiti e attività.

Di solito, è sulle donne che ricade la responsabilità dell’organizzare tutto ciò che ruota attorno a casa, figli, ecc.

Lo squilibrio del carico mentale è una forma di disparità sofisticata e invisibile, che si consuma silenziosamente nelle nostre case.

 

Ecco alcuni elementi emersi nel dialogo con l’autrice, condotto da Maddalena Franzoi, operatrice dell’Associazione A.M.A. auto mutuo aiuto.

 

Cause: come donne, noi stesse fatichiamo anche solo a immaginare che questo fardello non debba per forza spettare a noi, come se avessimo depositato dentro di noi il messaggio che sia di nostra competenza. Eppure… le ricerche non evidenziano alcuna predisposizione femminile innata: non è la biologia a scrivere il destino delle donne, bensì la cultura, il significato che è attribuito all’essere maschi o femmine. Il patriarcato ha le proprie responsabilità ma anche un certo femminismo, che ha contribuito a proiettare la battaglia per la parità fuori, trascurando ciò che succede all’interno delle mura domestiche.

 

Effetti: il carico mentale causa grande affaticamento psicologico. Il famoso multitasking, che scambiamo per un talento, a studiare il cervello, non esiste! Fare velocissimamente avanti e indietro da un soggetto all’altro è dispendioso, inutile e dannoso per l’efficienza cognitiva. Il carico mentale, inoltre, toglie spazio ed energie alle creatività. A livello di coppia, questo lavoro femminile quotidiano – non visto non riconosciuto non valorizzato – può generare vissuti di rabbia e risentimento che, negli anni, possono portare ad un logoramento della relazione…

 

Prospettive di cambiamento: Monfreda parla di “conversazioni rivoluzionarie” da introdurre in famiglia, in modo costruttivo. È possibile redistribuire in modo più equo responsabilità e attività (con annesso carico mentale!), attribuendo a ciascun membro della coppia interi processi e non singole azioni.

Ad esempio: preparare la cena non significa solo cucinare; implica anche: pensare e decidere cosa mangiare (tenendo presenti esigenze alimentari, gusti, cosa si è mangiato/si mangerà nei pasti precedenti/successivi, fare la lista della spesa, fare la spesa e infine… preparare il pasto).

Sono necessari, inoltre, cambiamenti più ampi a livello di sistema politico, sociale, economico. In un mondo del lavoro in cui ad essere premiata è la disponibilità illimitata di tempo ed energie, anche gli uomini che desiderano essere più presenti in famiglia, faticano. In una società, quando un sesso soffre, inevitabilmente soffre anche l’altro. Un cambiamento è auspicabile per tutti!

 

No Comment

4

Sorry, the comment form is closed at this time.